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Il morzello a Catanzaro: una cosa seria!

A Catanzaro il Morzello è un fatto serio!

Mai come in questo caso, infatti, un piatto ha significato e significa così tanto per l’intera comunità cittadina. Attorno al Morzello sono nate associazioni, congreghe e altre forme di inclusione sociale. I catanzaresi, come un po’ tutti gli italiani, riescono a trovare sempre qualcosa su cui litigare e discutere ma quando si tratta delle proprie tradizioni si scoprono molto uniti e coesi. Il Morzello fa parte del patrimonio culturale di Catanzaro e unisce tutti, grandi e piccini.

Catanzaro incarna bene quella che oggi è la tipica città del sud. È fatta a misura d’uomo, offre paesaggi e panorami da lasciarti senza fiato e lentamente si sta svuotando a causa del fenomeno degli emigrati.
Destino che sembra inesorabile per il meridione d’Italia ma che, si spera, possa andare incontro a un’inversione di tendenza. Insomma, Catanzaro ha i tipici problemi delle città da Roma in giù.

Ecco perché il Morzello riveste un ruolo così importante nella vita dei catanzaresi. Ogni abitante di Catanzaro, quando pensa “alu Morzeddhu”, pensa alla sua infanzia, alla nonna che lo cucina per giorni, alla mamma che porta avanti la tradizione, alle rimpatriate con amici e parenti, pensa al Natale!

Si, avete capito bene.

Per spiegare la connessione tra il Morzello a Catanzaro e le feste comandate dobbiamo fare un passo indietro e raccontare la storia (che è quasi leggenda) della nascita di questo piatto tipico.

In un tempo molto lontano Chicchina, una donna rimasta vedova con due figli, per affrontare l’estrema povertà, alla vigilia di Natale andò a lavorare in un grande cortile, dove venivano macellate le bestie che poi avrebbero sfamato i più ricchi della città. Il suo incarico era quello di ripulire il cortile dal sangue e dagli scarti della macellazione. Dopo aver adempiuto al suo compito, mentre portava scarti e frattaglie alla discarica, Chicchina pensò che non era giusto buttare quella carne solo perché era la parte meno nobile del vitello. Allora li ripulì per bene, li taglio a pezzettini (morzha morzha, da qui il nome Morzello) mise dell’acqua a bollire in un grosso pentolone e vi gettò dentro le frattaglie che aveva raccolto. Avrebbe dato ai suoi figli un cenone di Natale “ricco”. In attesa della cottura, stremata per il duro lavoro, si addormentò.

Qui la leggenda lascia spazio a una trama aperta in cui il lieto fine non sembra così scontato. Ma noi vogliamo riportare un pezzo del racconto che ne fa Achille Curcio, grande poeta e scrittore calabrese.

Le campane di mezzanotte suonarono la nascita del Redentore e Chicchina si svegliò dal lungo sonno, che l’aveva vista partecipe di quella nascita. Credette di aver sognato, ma nella squallida stamberga trovò tutti quei doni che i pastori avevano deposto nel pagliaio di Tuvuleddhu: si ritrovò sulle spalle lo scialle di seta che la nobile signora aveva portato alla Madonna; sulla tavola imbandita c’era di tutto; in bella evidenza anche le focacce, che servivano per gustare quell’insignificante piatto di frattaglie che gli angeli avevano trasformato in cibo squisito, atto a solleticare la gola e, in futuro, a soddisfare la ghiottoneria dei Catanzaresi. Chicchina svegliò i bambini e mangiarono quella pietanza; sul loro volto c’era il sorriso di Gesù bambino, che la povera vedova aveva cullato nel pagliaio di Tuvuleddhu.

Ora sapete quasi tutto del Morzello (alcune cose sono segrete). Un ultimo, importante avvertimento però dobbiamo darvelo: attenti al pane! Esatto, questo piatto leggendario si può mangiare nel piatto o nella pitta, un pane di forma rotonda, col buco al centro, schiacciato e sottile. Accompagnarlo con un semplice pane da tavola sarebbe davvero una blasfemia per chiunque sia di Catanzaro.

Del Morzello esistono alcune varianti interessanti ma di questo parleremo in un altro articolo

Se vuoi provare a cucinarlo a casa avrai bisogno di un pentolone adatto!

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