Non si trovano camerieri e cuochi! Molti locali stanno cercando di ripartire ma non trovano personale da assumere. Questa è la preoccupazione di molti ristoratori e titolari di attività. La colpa può essere della pandemia? Questo potrebbe avere molte ricadute sul mondo del turismo e degli alberghi anche. 

Sta diventando ormai consuetudine sentire i ristoratori sui TG regionali e non lamentarsi di quanto sia diventato difficile trovare gente da “che vuole lavorare”. Perché, secondo loro, i lavoratori non hanno “gulìa” e preferiscono intascare il reddito di cittadinanza.

Il ragionamento è: “se lo stato mi da 700 euro al mese e io mi vado a fare qualche lavoretto, non ho interesse ad alzarmi la mattina alle 6 per andare a lavorare!”. Ma sarà del tutto la verità?

Camerieri non si trovano: sono sottopagati?

Come stanno le cose? 

I sindacati parlano di paghe da fame che molto spesso partono “da un minimo di 400 euro”. Le 40 ore settimanali sarebbero solo sulla carta. Si lavorerebbe sette giorni su sette, anche per 70-80 ore a settimana. Ovviamente non facciamo di tutta l’erba un fascio, ma molti ristoratori purtroppo. “schiavizzano” i dipendenti. L’introduzione del reddito di cittadinanza ha solamente spostato in alto il ” salario di riserva”. Cos’è il salario di riserva? Il salario minimo che ciascun lavoratore è disposto a ricevere per lavorare. Se fino a prima del reddito era di 500€ ora si è alzato almeno a 900€, prezzo in realtà normale per le ore di lavoro richieste.

Che questo sia un problema reale lo ammette anche l’Inps che nel rapporto annuale sul mondo del lavoro esplica che l’introduzione di un salario minimo più alto avvantaggerebbe gli stagionali, e realizzerebbe un “effetto positivo in termini di gettito fiscale derivante dall’emersione del lavoro nero e dal caporalato”. Speriamo che comunque le cose tornino alla normalità. Che si trovi un punto in comune tra dipendenti e titolari e che si lavori in serenità per rialzarsi da tutti i danni già creati dalla pandemia.

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